AI e Creatività: tra sperimentazione, etica e nuove possibilità

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Ogni giorno siamo bombardati da contenuti: video, post, newsletter, campagne. Il ritmo è talmente veloce che a volte sembra non ci sia più spazio per la creatività. È proprio qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale. Non come un “nemico” pronto a sostituirci, ma come un alleato che ci dà più tempo e più strumenti per concentrarci su ciò che davvero conta: le idee.

Per capire fino a che punto l’AI possa amplificare — e non soffocare — la creatività, c’è una storia che vale la pena raccontare.

Il caso Hossain: un film di fantascienza con 300$

Nel 2024 il regista indipendente Aleem Hossain ha presentato al Fantastic Fest il suo cortometraggio “Do Bangladroids Dream of Electric Tagore?”.

Tre minuti appena, ma sufficienti per catapultare lo spettatore nel 2065, in una New Jersey immaginaria popolata da androidi abbandonati che cercano di aggrapparsi alla memoria attraverso i versi del poeta Rabindranath Tagore.

Il titolo richiama un classico della fantascienza “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” , ma l’esperimento di Hossain va oltre l’omaggio. Il film è stato realizzato quasi interamente con strumenti AI: immagini generate con Midjourney, animazioni curate in After Effects, voci sintetiche prodotte con ElevenLabs.

Solo la voce narrante finale è stata registrata da un attore in carne e ossa.

Costo totale: 300 dollari. Un prezzo che, nel mondo del cinema, rasenta l’impossibile.

Eppure il risultato non è un semplice esperimento tecnico, ma un’opera con una forte impronta autoriale. Perché se è vero che l’AI ha fornito immagini e voci, la direzione creativa, i temi e il significato restavano di Hossain.

L’AI come potenziatore, non come sostituto

Il messaggio del regista è chiaro: l’AI non crea al posto tuo, ma accelera i processi. Ti libera da ciò che è ripetitivo e ti lascia più spazio per concentrarti sulla parte più difficile e più bella: inventare storie, dare un senso alle immagini, creare emozione.

Come dice Hossain stesso:

“Questo film è quasi interamente generato con AI… ma lo sento profondamente mio dal punto di vista autoriale.”

Ed è la stessa logica che vale nella creazione di contenuti digitali di tutti i giorni.

  • Vuoi un brainstorming veloce? C’è ChatGPT.
  • Cerchi ricerche affidabili senza perdersi nel web? Usa Perplexity.ai.
  • Ti serve un’immagine d’impatto per un post o una campagna? Strumenti come Midjourney o DALL·E fanno al caso tuo.

E potrei andare avanti con tool come Runway ML per i video, Descript per l’audio, o Copy.ai per testi rapidi.

La regola rimane la stessa: l’AI ti dà spunti, velocità e possibilità nuove. Ma senza la guida di una mente creativa, resta solo una macchina che produce output.

L’altra faccia della medaglia: l’etica

Ed è qui che Hossain alza un punto importante: non possiamo farci abbagliare dall’entusiasmo senza considerare i rischi.

  • Copyright e proprietà intellettuale: chi possiede davvero ciò che viene generato?
  • Come si tutela chi crea? Se usata male, l’AI rischia di ridurre opportunità e diritti per chi lavora nell’industria creativa.
  • Le big tech stanno davvero proteggendo i creativi o solo ampliando i propri modelli di business?

Lui stesso dice di sentirsi “scettico ed entusiasta allo stesso tempo”: da un lato preoccupato, dall’altro affascinato dalle possibilità. E aggiunge:

“Non voglio restare a guardare mentre altri definiscono cosa questa tecnologia può e potrà fare. Ho voluto capirla meglio sia come artista che come cittadino.”

Una frase che racchiude perfettamente il senso della sua scelta: usare l’AI non come sostituto, ma come terreno di sperimentazione e consapevolezza.

Uno sguardo al futuro

Alla fine, il caso Hossain ci lascia due lezioni importanti:

  1. L’AI può democratizzare la creatività, rendendo possibili progetti che altrimenti resterebbero nel cassetto. 
  2. Serve un approccio critico ed etico, o rischiamo di diventare oppressori delle nostre stesse creazioni.

Come dice lo stesso regista:

“Sono tempi complessi e io mi sento un esploratore, allo stesso tempo spaventato ed esaltato. Accolgo con favore il dibattito e la discussione.”

E forse è proprio questo il punto: non si tratta di scegliere tra uomo e macchina, ma di imparare a creare insieme. L’AI non ci ruba la creatività, la amplifica. Sta a noi decidere come guidarla.

Chi resta fermo rischia di subirla. Chi invece sperimenta, integra e riflette con consapevolezza è quello che riesce davvero a stare al passo.

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