Webstories e Brand Awareness

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In un ecosistema digitale saturo, dove ogni brand cerca di guadagnarsi un istante d’attenzione, la pubblicità tradizionale mostra sempre più i suoi limiti. I contenuti dichiaratamente promozionali vengono riconosciuti e spesso ignorati. Gli utenti oggi non vogliono essere convinti: vogliono riconoscersi.

I brand più efficaci non cercano di vendere. Costruiscono un linguaggio. Un’abitudine. Un mondo in cui valga la pena entrare.

Questo è il cuore del Content Funnel Invisibile: una strategia che non si fonda sulla persuasione diretta, ma sulla costruzione graduale della fiducia. Ogni contenuto non spinge, accompagna. Non interrompe, coinvolge.

Un formato su misura per questo approccio? Le Web Stories.

Pensate per l’esperienza mobile, le Web Stories si presentano come una sequenza di slide verticali — un mix tra carosello, video breve e articolo narrativo. Hanno la rapidità di un reel, ma vivono sul web: sono indicizzabili su Google, non spariscono in 24 ore, e non dipendono da una piattaforma social.

Ma la vera forza non sta nel formato in sé. Sta nella loro capacità di fondersi con una narrazione invisibile. Non promuovono un prodotto in modo esplicito, ma trasmettono valori, tono di voce, punti di vista.

Con una Web Story si può:

  • Catturare l’attenzione di chi non ti conosce ancora
  • Introdurre concetti chiave legati al brand
  • Guidare verso contenuti di approfondimento, nel momento giusto

Tutto questo senza call-to-action forzate. Perché le Web Stories funzionano esattamente come i contenuti che oggi le persone scelgono di consumare: rapidi, sensati, intuitivi. Scrollabili con un pollice, ma pensati con un’intenzione profonda.

In un mondo rumoroso, servono contenuti che abbiano senso.

Le persone oggi vivono in una sovrastimolazione costante. Scrollano centinaia di contenuti al giorno, spesso in pochi secondi. In questo rumore, non cercano chi parla più forte, ma chi riesce a offrire un’idea solida, un valore a cui aggrapparsi.

Lo dice anche Silvio Campara, CEO di Golden Goose: “I giovani oggi non vogliono essere educati, vogliono essere ispirati. Cercano valori, non prodotti.”

Ecco perché la strategia invisibile non è una moda, ma una risposta concreta al modo in cui oggi funziona l’attenzione.

Esempi concreti: cosa fanno oggi i brand più efficaci?

Red Bull – Fase di Awareness

Red Bull ha costruito un impero mediatico. Ma non parla di energy drink: parla di performance, adrenalina, creatività estrema. Lo fa con contenuti seriali — come Dance Your Style o Bike Life — che non promuovono nulla di diretto, ma generano milioni di visualizzazioni e coinvolgimento organico. Guardi un video, ti emozioni, e il brand è lì. Senza logo, ma presente.

Patagonia – Fase di Consideration

Patagonia è un brand che vende abbigliamento, ma racconta cause. Nelle sue campagne ci sono documentari sull’ambiente, storie di attivismo, crisi climatiche spiegate con rigore. Non parla di “collezione primavera”: parla di responsabilità, diritti, futuro. Ogni contenuto rinforza l’identità del brand e crea una relazione valoriale con il pubblico.

Sephora – Fase di Conversione

Nel funnel invisibile, Sephora brilla nella parte più delicata: la conversione senza pressione. L’app consente di scansionare il volto e ricevere consigli personalizzati, mentre nei negozi l’esperienza è pensata per far sentire ogni cliente guidato, non sollecitato all’acquisto. Un approccio che trasforma il consumo in un gesto naturale, costruito sulla fiducia.

Un cambio di paradigma

Ognuno di questi brand racconta una storia diversa, ma tutti seguono lo stesso principio: non forzano la vendita, ma costruiscono senso. Il prodotto non viene spinto, ma scoperto. Il brand non si propone, si manifesta.

E i risultati non sono solo “emotivi” o creativi. Secondo i dati di Google Web Creators:

  • Le Web Stories che combinano contenuti utili e visivi aumentano il tempo medio di permanenza del 43%.
  • I brand che usano storytelling valoriale registrano un +23% in fedeltà alla marca (Fonte: Deloitte Digital, 2023).
  • Le strategie “non intrusive” generano un incremento medio del 27% nelle conversioni a lungo termine (Fonte: Think with Google).

Quindi, da dove si parte?

Non serve un budget milionario. Serve una strategia intenzionale.

  • Capire quali valori si vogliono trasmettere.
  • Rivedere i contenuti esistenti: quali parlano davvero la lingua del pubblico?
  • Costruire un piano editoriale coerente, sostenibile, basato su obiettivi di relazione, non solo di vendita.

Ogni contenuto che pubblichi oggi è un mattoncino della tua reputazione di domani.

E in un mondo dove tutto scorre, ciò che resta non è ciò che si impone, ma ciò che si integra nella vita delle persone.

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